Un proprietario su 4 vorrebbe una seconda casa all’estero
Tra le tante inaspettate conseguenze del Covid-19 c’è anche il desiderio di cambiare aria. E casa. Una seconda abitazione, preferibilmente spaziosa e con giardino, è diventata un sogno per molti. Meglio se all’estero, come residenza alternativa in caso la situazione in patria peggiori. Una persona su quattro nel mondo si dichiara più disposta a comprare una seconda casa nei prossimi dodici mesi a causa della pandemia, secondo il Global Buyer Survey appena pubblicato da Knight Frank. Il sondaggio, condotto in 44 Paesi, rivela che per i potenziali acquirenti l’accesso a un sistema sanitario di alto livello è una determinante chiave nella scelta del luogo dove acquistare un immobile.
«La crisi ha fondamentalmente cambiato il modo in cui viviamo le nostre vite e la casa è diventata il centro nel quale lavoriamo, studiamo, facciamo esercizio fisico, socializziamo e ci rilassiamo – spiega Kate Everett-Allen, responsabile della ricerca internazionale di Knight Frank –. Dato che la gente ha avuto tempo di riflettere sul modo in cui vivono e utilizzano lo spazio, è inevitabile che dopo il lockdown questi cambiamenti avranno ripercussioni sui mercati immobiliari in tutto il mondo». Alcune tendenze evidenziate dal sondaggio sono note, come il desiderio di avere più spazio e l’importanza crescente di avere un ufficio in casa e un buon collegamento internet. Altre invece sono più inaspettate, come l’attenzione al sistema sanitario e al modo in cui il Paese ha gestito l’epidemia, che secondo Knight Frank nei prossimi mesi dovrebbe favorire i mercati della Germania, dell’Austria e della Grecia.
Le destinazioni preferite
Il 40% degli interpellati intende cambiare casa nello stesso luogo dove risiede abitualmente alla ricerca di più metri quadri e un giardino, il 26% vuole trasferirsi altrove nello stesso Paese e il 34% sta prendendo in considerazione l’acquisto di un immobile all’estero. A livello globale la Gran Bretagna, la Spagna e la Francia sono in cima alla lista delle destinazioni preferite per una seconda casa perché, secondo Everett-Allen, «offrono una buona qualità della vita, hanno valuta e sistema politico stabili e sono facilmente accessibili». Australia, Canada, Svizzera e Stati Uniti sono le altre destinazioni più prese in considerazione.
Per gli inglesi l’Italia resta la destinazione dei sogni. Secondo un altro sondaggio condotto da Bankrate.com, molti britannici hanno passato molto tempo durante il lockdown cercando casa online e pensando a un trasloco futuro. Le ricerche su internet di case all’estero sono aumentate del 350% nelle settimane critiche della pandemia, mentre quelle su come trasferirsi all’estero sono salite del 500%. La transizione al lavoro in remoto ha convinto molti inglesi che potrebbero trasferirsi in un altro Paese almeno per qualche mese all’anno. Il sondaggio rivela che l’Italia si piazza al nono posto della classifica dei Paesi dove gli inglesi vorrebbero trasferirsi. I primi nove sono Canada, Stati Uniti, Australia e Irlanda, anche per ragioni linguistiche, seguiti da Spagna, Nuova Zelanda, Francia e Germania.
Il problema Brexit per l’Italia
L’Italia è da molto tempo uno dei luoghi preferiti dagli inglesi per una seconda casa e il calo dei prezzi ha reso l’idea di un acquisto ancora più interessante. Il numero di ricerche online e richieste alle agenzie immobiliari è aumentato nelle ultime settimane, soprattutto per immobili in zone ritenute “salubri” come i laghi e le campagne.Il problema all’orizzonte è Brexit. I negoziati bilaterali tra Gran Bretagna e Unione Europea non stanno andando bene e il tempo stringe. Se non ci sarà un accordo entro la fine del periodo di transizione a fine anno, dal I gennaio 2021 finirà la libera circolazione. Questo vuole dire che i cittadini britannici in quanto extra-Ue avranno limitazioni al tempo che possono passare nella loro seconda casa. Le regole prevedono un massimo di 180 giorni all’anno per chi non ha permessi speciali di studio o di lavoro, che però non possono essere consecutivi e devono quindi essere divisi in almeno due periodi di 90 giorni. Non si tratta quindi di un grande incentivo ad acquistare una seconda casa in Italia, o in qualsiasi altro Paese Ue. La speranza è che si possa trovare un compromesso sulla libera circolazione. Restano tre mesi di tempo per “addolcire” Brexit.